Cosa cambia tra risonanza magnetica ad alto e basso campo e a cosa serve questo esame
La risonanza magnetica è uno degli esami di imaging diagnostico più importanti in tutta la medicina, poiché permette di valutare la condizione di molti organi, apparati e tessuti.
Un altro aspetto estremamente positivo della RMN (risonanza magnetica nucleare) è quello che non utilizza radiazioni ionizzanti, come RX o TAC per elaborare immagini, ma sfrutta i campi magnetici per visualizzare le strutture del corpo.
Tuttavia, si tratta di un processo altamente complesso che presenta molte peculiarità specifiche in base al tipo di esame che si vuole svolgere, al macchinario utilizzato e a seconda che si tratti di risonanza magnetica ad alto o basso campo.
Quest'ultima distinzione è la prima che salta agli occhi di un utente poco esperto in quanto è diventato di dominio pubblico affiancare alla parola RMN l’intensità di campo che viene espressa in Tesla (di solito per uso clinico da 0,2 Tesla a 3 Tesla). Tuttavia l’intensità di campo è solo uno dei parametri che ci consentono di definire la qualità di una apparecchiatura e non sempre direttamente proporzionato alla qualità delle immagini che una macchina riesce ad ottenere.
Vediamo, allora qual è la differenza tra risonanza magnetica ad alto e basso campo e quando è possibile utilizzare questa tecnica di imaging radiologico.
Come funziona una risonanza magnetica e cos’è il campo magnetico
Come anticipato, la risonanza magnetica è una particolare tecnica radiologica utilizzata per studiare il corpo umano e visualizzare immagini 3D dettagliate di organi interni, scheletro, tessuti e articolazioni.
Si tratta dello strumento di imaging diagnostico più utilizzato oggi nella medicina, assolutamente non invasivo e senza rischio, poiché il suo funzionamento sfrutta i campi magnetici piuttosto che le radiazioni ionizzanti.
Attraverso un grande magnete è possibile attivare dei campi magnetici che agiscono direttamente sui protoni dell'acqua presenti all'interno del corpo umano, allineandoli secondo la direzione del campo magnetico stesso (campo magnetico statico).
Attraverso degli impulsi di radiofrequenza emessi dai gradienti i protoni tendono a modificare la loro posizione iniziale imposta dal campo magnetico statico e questo movimento dei protoni porta alla liberazione di energia, che viene raccolta dal macchinario e inviata ad un computer in grado di tradurre questa energia in immagini. Tutto ciò è possibile grazie alla continua attivazione e disattivazione del campo magnetico (gradienti), che è anche responsabile del peculiare rumore che si sente all'interno del macchinario.
La potenza dei Gradienti si misura in milliTesla (mT) ed è il secondo parametro molto importante (meno noto ai non esperti della metodica) che consente di valutare la capacità di ottenere belle immagini da una apparecchiatura RMN. È come se il campo statico di una RMN fosse il parametro “cilindrata” di una automobile e i gradienti fossero i “cavalli”: ci sono automobili con cilindrata 3000 cc ma con pochi cavalli e poi ci sono le auto di Formula 1 che hanno cilindrata 1800 cc ma 700 cv di potenza. È estremamente riduttivo e inesatto giudicare la capacità di ottenere belle immagini diagnostiche di una RMN in base esclusivamente al campo magnetico statico.
Grazie alla RMN si possono ottenere immagini dettagliate di nervi, muscoli, vasi sanguigni, ossa e strutture scheletriche, che consentono di diagnosticare diverse condizioni tra cui:
- Lesioni ischemiche o emorragiche dell’encefalo
- Tumori in vari distretti anatomici
- Lesioni tendinee o legamentose in sede articolare
- Lesioni muscolari
- Problematiche relative agli organi solidi dell’addome
- Ernie e protrusioni discali del rachide
- Patologie cardiocircolatorie
- Lesioni ossee da impatto (termine che si usa in RMN per descrivere le fratture)
Questo elenco rappresenta solo un piccolo riassunto di tutte quelle condizioni che è possibile identificare attraverso una risonanza magnetica: tramite questo esame è infatti possibile visionare praticamente tutto l'organismo umano.
A seconda della necessità diagnostica e di altri fattori, è possibile scegliere tra risonanza magnetica ad alto e basso campo e usufruire della possibilità di eseguire esami meno stressanti per il paziente.
Differenze tra risonanza magnetica ad alto e basso campo
Fatta questa premessa necessaria sul funzionamento dei campi magnetici e sulle patologie individuabili attraverso questo esame radiologico, andiamo adesso a vedere che significa risonanza magnetica ad alto campo e a basso campo.
Quando si parla di campo, in riferimento alla RM, si intende l'intensità del campo magnetico statico che la macchina è in grado di generare.
Generalmente, un macchinario ad alto campo è in grado di produrre un campo magnetico statico superiore a 0,5 Tesla, che rappresenta l'unità di misura della intensità di campo magnetico. Al contrario, una risonanza a basso campo genera un flusso magnetico compreso tra 0,2 e 0,5 Tesla.
Come si traduce nella pratica questa differenza tra risonanza magnetica ad alto e basso campo?
Oltre alle evidenti differenze in campo diagnostico, la distinzione che il paziente coglie subito è di tipo strutturale:
- La risonanza magnetica ad alto campo è la classica risonanza magnetica chiusa, costituita da una struttura a tubo che permette di concentrare gli impulsi di radiofrequenza in una determinata zona, massimizzando la definizione e la qualità delle immagini.
- La risonanza magnetica a basso campo, invece, spesso coincide con quella che viene definita risonanza magnetica aperta, ovvero quella in cui il paziente non deve entrare all’interno di nessun tubo.
Questo aspetto è molto importante per vari fattori; anzitutto, il macchinario aperto è accessibile anche a persone che soffrono di claustrofobia, attacchi di panico, obesità o sovrappeso, facilitando molto l’esame. In secondo luogo, si tratta di un esame adatto anche ad anziani e bambini che potrebbero non tollerare il rumore forte emesso dal macchinario chiuso ad alto campo.
Sebbene l’intensità del campo magnetico sia minore, le risonanze a basso campo sono in grado di offrire immagini di alta qualità, specialmente nella ricerca di patologie articolari o del rachide. Per diversi motivi, legati direttamente alla intensità di campo e indirettamente alla velocità di acquisizione delle immagini, le risonanze a basso campo ovvero quelle aperte non sono utilizzabili per lo studio dell’encefalo e dell’addome per le quali è necessario utilizzare apparecchiature con campo magnetico statico pari almeno ad 1 Tesla.
Dove prenotare una risonanza magnetica a Roma?
Come detto, la risonanza magnetica è l’esame di imaging radiologico più diffuso in medicina e, grazie lo sviluppo di risonanze aperte a basso campo magnetico, può essere effettuato anche da persone che non possono sottoporsi all’esame tradizionale con macchinari chiusi.
Se anche tu hai la necessità di eseguire una risonanza magnetica, puoi affidarti alla Clinical Medical Consulting, che offre servizi di diagnostica per immagini di alta qualità eseguiti da personale qualificato con attrezzature all’avanguardia.
Il centro dispone di una risonanza magnetica aperta di ultima generazione, che garantisce una precisione e risoluzione delle immagini molto accurata, oltre che una migliore esperienza per il paziente. Inoltre, avrai la possibilità di prenotare l'esame online, scegliendo la data e l'orario che preferisci.
Ora che sai qual è la differenza tra risonanza magnetica ad alto e basso campo, contattaci per ricevere tutte le informazioni di cui hai bisogno.
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