Ribattezzata in maniera impropria “gomito del tennista”, l’epicondilite consiste in un dolore che si concentra nell’epicondilo, che è il distretto anatomico situato in corrispondenza dell’articolazione del gomito.
Nel caso in cui il disturbo sia particolarmente grave, risultano impossibili o comunque molto dolorosi movimenti anche molto semplici, come per esempio versare da bere.
L’epicondilite interessa la zona sopra il gomito, e consiste in una infiammazione dei muscoli. Il segno tipico dell’affezione, che rappresenta il sintomo peculiare, è un dolore alla palpazione del tendine comune epicondileo e della zona in cui emerge il nervo radiale.
Il trattamento dell’epicondilite
Il trattamento orale del disturbo con i Fans di solito non è sufficiente: gli antinfiammatori, infatti, non dovrebbero essere assunti per più di 5 giorni di seguito, e in ogni caso ciò dovrebbe avvenire solo sotto la supervisione di un medico.
Nel caso in cui il dolore dovesse continuare, può essere consigliabile il ricorso a un trattamento di fisioterapia, anche per evitare che l’epicondilite diventi cronica (il che finirebbe per rendere la guarigione più complicata).
Chiaramente per risolvere il problema è necessario identificare l’origine del dolore e fare in modo che scompaia: per esempio se l’epicondilite riguarda un tennista, è necessario che il paziente smetta di giocare fino a quando il dolore non sarà superato del tutto.
La crioterapia
Un’altra strada che si può percorrere per la cura dell’epicondilite è la crioterapia, basata sul ricorso a una normale borsa del ghiaccio che deve essere applicata sull’area che causa dolore per 3 volte al giorno.
Ogni applicazione deve durare al massimo un quarto d’ora: non di più, poiché in quel caso si rischierebbero ustioni da freddo.
Le creme naturali come l’arnica e quelle antinfiammatorie possono essere utilizzate per degli impacchi serali: si applica la crema senza spalmarla e si usa della pellicola trasparente per avvolgere la zona.
I tutori per l’epicondilite
Per il trattamento dell’epicondilite si possono impiegare anche dei tutori, che presentano una struttura a bracciale composta da un supporto rigido. La fascia elastica deve essere indossata a una distanza di quattro dita dal gomito, proprio sopra la zona dolente, dove va posizionato il cuscinetto duro.
La tensione della fascia può essere regolata, a seconda delle dimensioni del braccio, attraverso lo strap collocato all’estremità.
La diagnosi e gli esami necessari
A essere colpiti dal disturbo sono soprattutto i soggetti di età compresa tra i 30 e i 50 anni. In molti casi il dolore all’inizio viene sottovalutato, e vengono eseguiti dei trattamenti poco efficaci mentre l’arto coinvolto continua a essere sollecitato.
È evidente, però, che se il tendine non viene lasciato a riposo qualsiasi programma terapeutico risulta vano. Tra gli esami strumentali a cui si può ricorrere ci sono la risonanza magnetica, o più semplicemente l’ecografia del gomito, che ha il vantaggio peraltro di poter essere eseguita facendo eseguire al Paziente alcuni movimenti (esame dinamico): questi accertamenti per altro sono utili anche per escludere la presenza di affezioni differenti.
La terapia topica e gli altri trattamenti utili
Per contrastare l’epicondilite si può fare affidamento sulla mesoterapia, sulla terapia con onde d’urto o sulle applicazioni di ultrasuoni.
A seconda dei casi, poi, si può prendere in considerazione il ricorso ai corticosteroidi per infiltrazioni locali o a una terapia topica basata su antinfiammatori in gel, in pomata o in schiuma. Solo in 1 caso su 10 può essere necessario un intervento chirurgico in artroscopia.
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