Avere i linfonodi ingrossati non è sempre il sintomo di un problema che deve indurre a preoccuparsi: può accadere con una certa frequenza, infatti, che essi si gonfino a causa di un'infiammazione. Per sentirsi più tranquilli, in ogni caso, ci si può affidare a un'ecografia al collo. Essa permette di verificare in modo approfondito non solo le caratteristiche del linfonodo, ma anche quelle della tiroide e degli altri tessuti circostanti.
Gli esami diagnostici si rivelano fondamentali per una corretta identificazione del problema e in previsione del suo trattamento: oltre alla visita obiettiva, in caso di linfonodi ingrossati, è opportuno effettuare una ecografia; gli specialisti che devono occuparsene sono i medici radiologi. Non solo: anche gli esami del sangue permettono di capire se si è in presenza di un'infiammazione.
Perché ho i linfonodi ingrossati?
Nella maggior parte dei casi i linfonodi ingrossati sono la conseguenza di un'infezione di tipo virale o batterica, mentre più raramente sono dovuti a un tumore o a una malattia autoimmune. Qualche volta può succedere anche che farmaci specifici, tra i quali alcuni antiepilettici, causino un aumento delle dimensioni dei linfonodi dell'area inguinale, delle ascelle, sotto al mento o nel collo. I linfonodi ingrossati possono essere doloranti o comunque sensibili al tatto; in base alla causa, possono essere accompagnati da sudorazione notturna, gonfiore degli arti, febbre, mal di gola o naso che cola.
Linfonodi ingrossati: che malattie potrei avere?
Non sono poche le patologie associate ai linfonodi ingrossati: tra le altre, vale la pena di menzionare la malattia da graffio di gatto, l'infezione da streptococco, l'AIDS, la leucemia, il linfoma, la sifilide, il tumore della laringe, la tubercolosi, la toxoplasmosi, la rosolia, la parotite, il morbillo e la mononucleosi.
I possibili rimedi
A volte basta solo un po' di riposo per fare in modo che i linfonodi ingrossati si sgonfino, magari in abbinamento con l'assunzione di antidolorifici e con il ricorso a impacchi caldi. Quando il problema è dovuto a un'infezione di tipo virale, per esempio, non si può far altro che aspettare che il problema scompaia da solo. Nel caso di un'infezione batterica c'è bisogno di un antibiotico ad hoc, e serve una terapia specifica anche per l'infezione da HIV, per i tumori e per le malattie autoimmuni.
Ho i linfonodi ingrossati, devo andare dal medico?
In generale è consigliabile contattare il proprio medico nel caso in cui il problema si manifesti in assenza di un motivo preciso e in modo imprevisto. Occorre rivolgersi al dottore anche se i linfonodi rimangono grossi per oltre due settimane, se al tatto appaiono ruvidi o duri o se la situazione peggiora. Tra i sintomi che devono indurre a non sottovalutare il problema ci sono le sudorazioni notturne, la febbre continua, la difficoltà a respirare, la difficoltà a deglutire, il mal di gola o il calo ponderale, se non giustificato.
Che cosa sono i linfonodi
I linfonodi diventano più grossi quando aumenta al loro interno il numero di cellule del sistema immunitario. Essi non sono altro che ghiandole linfatiche: in tutto il corpo ce ne sono più o meno 600, situate lungo le vie linfatiche. Queste ultime sono deputate al trasporto della linfa, vale a dire il liquido che si occupa del trasporto dei nutrienti e del drenaggio del liquido extracellulare. Il compito dei linfonodi è quello di gestire le difese immunitarie contro i batteri, i virus e gli altri elementi esterni da cui l'organismo umano potrebbe essere aggredito.
La prevenzione
Non ha senso parlare di prevenzione dei linfonodi ingrossati, anche perché essi non costituiscono una malattia in sé. Anzi, prevenire sarebbe in un certo senso sbagliato, dal momento che il corpo potrebbe contare su un meccanismo di difesa in meno. I linfonodi sono collegati gli uni di fianco agli altri lungo le vie linfatiche, come se facessero parte di una sorta di catena. Il linfonodo più esterno, quindi, è il primo che si ingrossa o che subisce le conseguenze di una malattia tumorale. Per questo, se viene rimossa una massa tumorale per via chirurgica, si controlla se c'è traccia di metastasi nel linfonodo più vicino alla massa stessa.
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