La caviglia è, con ogni probabilità, la parte del corpo che maggiormente rischia di andare incontro a distorsione. Con questo termine si indica un particolare tipo di lesione, che ha origine nel momento in cui i legamenti e la capsula articolare sono costretti a sopportare un movimento troppo intenso per la loro resistenza. Pensiamo, in parole povere, alla cosiddetta “storta”: l’articolazione subisce un’inversione, mentre la pianta del piede si orienta bruscamente verso l’alto e verso l’interno.
Come si manifesta una distorsione alla caviglia? Presso l’area interessata si percepisce un dolore pungente, seguito da gonfiore e talvolta da un ematoma. Nelle situazioni più gravi, tali sintomi si estendono al resto del piede fino alle dita. È importante, quindi, recarsi quanto prima da uno specialista sia per verificare l’entità del danno, sia per intraprendere subito il percorso di cura più adatto.
Da cosa è provocata la distorsione
Le condizioni in cui avviene una distorsione alla caviglia possono essere divise in due grandi categorie:
- le attività quotidiane comuni;
- lo sport, specialmente i giochi di squadra e gli allenamenti di atletica;
Fattori predisponenti possono essere le caratteristiche intrinseche dell’articolazione, che possono incidere sulla mobilità della caviglia, nonché l’elasticità dei tessuti e la capacità istintiva di controllare i movimenti. Per quanto concerne invece le attività giornaliere, a volte anche una semplice camminata può portare a una distorsione: spesso, mentre passeggiamo o scendiamo le scale, appoggiamo male il piede e corriamo questo rischio.
Si considerino, infine, i contesti sportivi, dai match di calcio e rugby alle discipline che includono i salti, dalla corsa alle partite di pallavolo. In effetti, si stima che il 40-45% dei casi di distorsione alla caviglia sia connesso proprio a simili situazioni.
Gli esami diagnostici
Partiamo da un presupposto fondamentale: in genere, se il trauma è serio, non è possibile eseguire immediatamente delle analisi approfondite per l’eccessivo gonfiore. In queste circostanze si effettua un primo controllo di emergenza, dopodiché si attendono circa 5 giorni per la radiografia, per la ecografia o per la risonanza magnetica.
Il professionista più indicato per svolgere gli esami in oggetto è il medico radiologo, dotato sia delle competenze adeguate sia dell’attrezzatura più funzionale. La radiografia è particolarmente consigliata se c’è il sospetto di una frattura: per confermarlo o smentirlo, prima di procedere con l’analisi diagnostica ci si affida spesso ai famosi criteri di Ottawa. Si vede, cioè, se la caviglia del paziente è in grado di reggere il peso del corpo per più di quattro passi, e se il dolore si concentra sull’osso navicolare al centro del piede, sul malleolo o sul metatarso.
L'ecografia consente di valutare le strutture tendinee e legamentose della caviglia anche con acquisizioni cosiddette dinamiche, cioè mentre si fa muovere attivamente o passivamente la caviglia cercando di escludere limitazioni funzionali spesso suggestive per lesioni che altrimenti sarebbero misconosciute.
La risonanza magnetica non è riservata a tutti, bensì solo a coloro che necessitano ipoteticamente di un’operazione chirurgica. Con questo esame si ottiene un’immagine dettagliata della caviglia e delle sue condizioni; non sono previste radiazioni X, poiché si sfrutta soltanto la fisica dei campi magnetici. Tuttavia, qualora il risultato sia poco chiaro (il che avviene di rado) è possibile optare per una TAC.
I tempi di recupero
Per quanto riguarda i tempi di recupero, essi variano in base alla gravità del danno e vanno da pochi giorni a un paio di mesi nei casi peggiori. Naturalmente un apposito programma di riabilitazione è di grande aiuto, ragion per cui bisognerebbe richiedere rapidamente un controllo. Al contrario, delle attività sportive o lavorative pesanti potrebbero rappresentare un ostacolo per la guarigione.
Per limitare il pericolo di distorsione, l’ideale sarebbe mantenere le caviglie in esercizio con una mezz’oretta di cammino al giorno. L’importante è che il terreno sia sicuro e privo di dislivelli, e che si indossino scarpe di buona qualità per contribuire al benessere del piede. Nella prima fase della riabilitazione, infine, si suggerisce l’utilizzo di uno strumento ortopedico adatto come una fascia elastica o un tutore.
Un tipo di ginnastica molto efficace nella riabilitazione della caviglia si chiama “propriocettiva” e ha l’obiettivo di “rieducare” il nostro istinto nel controllo della caviglia e del piede senza fare affidamento a strutture tendinee e legamentose lesionate.
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