Spesso, in ambito medico, si sente parlare di una particolare malattia dell’aorta, la principale arteria del corpo umano che dal cuore porta il sangue al torace e alle gambe. Si tratta dell’aneurisma, che in caso di rottura causa una grave emorragia: quest’ultima provoca, nella maggior parte delle situazioni, la morte del paziente prima dell’arrivo in ospedale.
Ma cos’è esattamente l’aneurisma? Come è possibile diagnosticare in tempo tale malattia? È opportuno fare un po’ di chiarezza sull’argomento, così da comprendere l’importanza di un adeguato studio dei sintomi e, quindi, di una giusta prevenzione.
Cos’è l’aneurisma dell’aorta addominale?
L’aneurisma è, in parole povere, la dilatazione dell’aorta: il diametro dell’arteria cresce in maniera permanente, espandendosi talvolta anche del 45-50%. Il vaso sanguigno perde la propria elasticità, si indebolisce e alla fine si rompe, evento altamente doloroso e rischioso.
Tutte le arterie, in realtà, possono andare incontro ad aneurisma, ma il tratto addominale dell’aorta è il più soggetto a tale problematica. I sintomi variano, e in qualche circostanza sono addirittura assenti: non di rado la dilatazione del vaso è diagnosticata durante un esame di altro tipo. Alcune persone percepiscono un forte mal di schiena, dato che l’aneurisma tende a fare pressione sulle vertebre.
Come eseguire una diagnosi tempestiva
Uno dei primi esami da effettuare se si sospetta la presenza di un aneurisma è l’ecografia addominale, rapida, semplice e assolutamente non invasiva. A tale scopo si utilizzano gli ultrasuoni, emessi da una sonda a contatto con la pelle del paziente: le immagini, trasmesse a un apposito monitor, consentono di individuare sia gli aneurismi grandi sia quelli più piccoli. Di solito l’analisi viene poi ripetuta ogni 6 o 12 mesi, così da tenere sotto controllo la situazione e accorgersi di eventuali aumenti di diametro.
Se l’ecografia conferma la dilatazione dell’aorta addominale si procede con una TAC. La Tomografia Assiale Computerizzata è fondamentale soprattutto per pianificare un intervento chirurgico. Ad ogni modo, uno screening completo è essenziale per delineare il percorso di cura e per evitare la rottura dell’aneurisma: tutto ciò dimostra quanto sia indispensabile una corretta prevenzione.
I maggiori fattori di rischio
L’aneurisma dell’aorta addominale è più comune negli uomini che nelle donne, ed è incentivato da una serie di elementi connessi alla genetica e alle abitudini di vita. Per esempio, hanno più probabilità di incorrere in questa patologia coloro che fumano, che mangiano molti cibi grassi, che soffrono di pressione alta e che hanno altri casi di aneurisma in famiglia.
Gli esami preventivi, pertanto, si raccomandano soprattutto a chi rientra in queste particolari categorie. Lo screening diagnostico, come testimoniato dall’ultimo documento della U.S. Preventive Services Task Force, è necessario per scongiurare la rottura del vaso sanguigno.
Come curare l’aneurisma dell’aorta addominale
Vi sono alcuni aneurismi che non hanno bisogno di una terapia, ma che vanno semplicemente monitorati con ecografie regolari. Il trattamento è indicato per i diametri superiori a 5,5 cm, a meno che l’arteria non sia caratterizzata da un accrescimento rapido (che va oltre, cioè, i 0,5 cm in 6 mesi).
Se l’aorta addominale è sottoposta a rottura si deve procedere immediatamente con un’operazione, eseguibile con due modalità. La prima è quella chirurgica convenzionale, con incisione del torace e sostituzione del tratto interessato con una protesi creata in laboratorio; la seconda è invece quella endovascolare, con inserimento di un’endoprotesi nell’aorta. Quest’ultima tecnica prevede soltanto dei taglietti all’inguine, poiché il dispositivo artificiale viene collocato attraverso le arterie iliache o femorali.
Il trattamento endovascolare, o EVAR, è meno pericoloso per la vita del paziente ma costa di più e può essere svolto solo se l’aorta soddisfa determinati criteri. Sarà il medico a stabilire qual è l’intervento più adatto alle circostanze: ciò che conta è agire senza perdere tempo, sia con la diagnosi sia con l’operazione chirurgica.
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