Come è stato messo in evidenza da numerose ricerche, l'allattamento al seno svolge una funzione protettiva per la salute della donna, e peraltro – oltre ai benefici per il bambino - contribuisce a ridurre le probabilità di sviluppare un tumore al seno. Questo non vuol dire, ovviamente, che il rischio sia azzerato.
Gli esami effettuati quando si allatta
Nel corso dell'allattamento sia la ghiandola mammaria che il tessuto da cui la ghiandola è circondata vanno incontro a una serie di alterazioni che, in occasione di una mammografia o di un'ecografia, potrebbero indurre in errore. Proprio questo è il motivo per il quale di solito si consiglia di solito alle donne di non eseguire controlli strumentali fino al mese seguente alla conclusione dell'allattamento. Ovviamente, anche in questo periodo il seno deve essere tenuto sotto controllo, e nel caso in cui vi siano sospetti di potenziali problemi è comunque opportuno sottoporsi ad una visita senologica. Lo specialista più indicato per lo svolgimento degli esami strumentali diagnostici, che sono fondamentali per tenere sotto controllo la salute della mamma, è il medico radiologo.
Le condizioni del seno in allattamento
Anche nel periodo in cui allattano, dunque, le donne non devono rinunciare all'autopalpazione, e inoltre devono prestare la massima attenzione alle secrezioni del seno, osservandolo con cura. La ghiandola mammaria si modifica già nel corso della gravidanza, per effetto dell'azione degli ormoni, che fanno sì che essa possa maturare in maniera definitiva. Si tratta di alterazioni che servono proprio a predisporre il seno in vista dell'allattamento: da quel momento esso avrà caratteristiche che conserverà per il resto della vita della donna. La ghiandola mammaria è la parte tondeggiante e dura che si sente nel momento in cui si palpa il seno, ed è circondata da vari dotti: questi ultimi non sono altro che piccoli tubicini che, in allattamento, aumentano di dimensioni, dato che permettono al latte di giungere ai capezzoli.
Che cosa succede quando si esegue un'ecografia in allattamento
I dotti attorno alla ghiandola mammaria si riempiono di latte e si svuotano. Di conseguenza, se si eseguisse una mammografia o un'ecografia quando si allatta, nei dotti si vedrebbe il latte (o, per essere più precisi, apparirebbe una sostanza di aspetto liquido denso). Il problema è che ciò potrebbe essere confuso per un nodulo, e quindi si correrebbe il rischio di non riuscire a individuare i noduli reali (bassa sensibilità) o di fare una diagnosi errata (bassa specificità). Per di più, l'uso continuo delle mammelle determina, nel corso delle fasi iniziali dell'allattamento, un ingrossamento dei linfonodi, e anche tale circostanza potrebbe essere fonte di confusione in relazione a una possibile diagnosi di tumore al seno.
La valutazione ecografica
La valutazione ecografica potrebbe essere resa complicata dal punto di vista fisico per colpa della quantità di liquidi contenuti nella ghiandola mammaria nel periodo in cui si allatta. Insomma, a meno che non si sia in presenza di fondati sospetti, le ecografie e le mammografie non dovrebbero essere effettuate fino all'inizio dello svezzamento. Vale comunque la pena di prestare attenzione alle caratteristiche del corpo per notare potenziali campanelli di allarme. Se, per esempio, in alcuni punti del seno si notano dei rigonfiamenti, anche di lieve entità, tale circostanza merita un ulteriore approfondimento. Questo, comunque, non significa che ci sia sempre un problema grave: anzi, nella maggior parte delle situazioni si tratta solo di un dotto ostruito o di un ingorgo causato dall'allattamento, e per far sparire il rigonfiamento sono sufficienti un massaggio o una poppata.
Come valutare le secrezioni del seno
Il latte non è bianco, ma ha una tonalità cromatica quasi giallo-arancione, nei primi giorni successivi al parto: si tratta del primo latte, il cosiddetto colostro, che non deve causare preoccupazioni eccessive. A mano a mano che i giorni passano, poi, il colore si avvicina sempre di più a quello del latte normale, ma va tenuto presente che esso è condizionato anche da quello che si mangia: alimenti come gli asparagi o la barbabietola, per esempio, possono indurre una momentanea alterazione cromatica. Le secrezioni maleodoranti, invece, hanno bisogno di una indagine supplementare, soprattutto se non compaiono durante le poppate. La presenza di striature di sangue nel latte deve sempre indurre la mamma in allattamento a rivolgersi al medico specialista per una valutazione clinica ed eventualmente strumentale.
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