Il cancro al seno rappresenta la forma tumorale più diffusa tra le donne del nostro Paese: solo nel 2017 le nuove diagnosi sono state più di 50mila. Tuttavia, le prospettive di guarigione sono evidenti, a maggior ragione nel caso in cui la neoplasia sia rilevata quando è ancora ai suoi stadi iniziali. Tra il 2010 e il 2017 è cresciuto del 26% il numero di donne che sono sopravvissute in seguito alla diagnosi, e allo stato attuale è di oltre il 90% la sopravvivenza dopo 5 anni dalla diagnosi. Il ruolo esercitato dalle campagne di prevenzione è fuori discussione, così come non si possono negare i meriti dello screening con mammografia e della diagnosi precoce. Tuttavia, è importante mettere in evidenza anche il ricorso a terapie innovative che si stanno dimostrando sempre più efficaci e l'utilità della mammografia in 3D.
La mammografia in 3D
Una ricerca italiana che è stata resa nota attraverso la rivista Radiology e che è stata coordinata dall'Irccs di Reggio Emilia ha messo in mostra un nuovo percorso che potrebbe garantire dei progressi in più: il trial è stato eseguito su 20mila donne e il suo esito sottolinea la maggiore efficacia della combinazione tra la mammografia in 2D e quella in 3D rispetto alla semplice mammografia classica per l'identificazione dei tumori al seno. Lo studio ha coinvolto donne di età compresa tra i 45 e i 70 anni che in precedenza avevano già preso parte al progetto di screening dell'Azienda sanitaria locale di Reggio Emilia.
Come è stato condotto lo studio
In occasione della ricerca, 10mila donne sono state esaminate tramite la mammografia classica, mentre le altre 10mila hanno usufruiro della combinazione tra la mammografia digitale e la tomosintesi digitale. L'indagine è durata due anni, tra il mese di marzo del 2014 e il mese di marzo del 2016, e - come detto - ha permesso di verificare l'importanza dell'integrazione della mammografia in 3D, i cui tassi di rilevamento sono risultati equiparabili nelle varie classi di densità del seno. Tra le donne con seno denso, è stato riscontrato un incremento del rilevamento nell'ordine del 70%. Ma non è tutto, perché la nuova soluzione ha evidenziato una crescita di oltre il 90% per il rilevamento di tumori di dimensioni ridotte ma invasivi (forme che in genere sono più curabili) e di oltre il 120% per il rilevamento di carcinomi invasivi di dimensioni medie.
I benefici offerti dalla modalità 3D
Uno dei benefici che derivano dall'introduzione della modalità 3D ha a che fare con la quantità di falsi positivi: questi risultati, infatti, sono diminuiti più o meno del 25% rispetto ai dati fatti registrare dalle mammografie 2D. Come è facile intuire, a un minor numero di risultati falsi positivi corrispondono non solo meno ansie e preoccupazioni a carico delle pazienti, ma anche meno esami e quindi meno costi da sostenere. Deve essere chiaro, comunque, che la mammografia classica continua a essere il primo esame di riferimento per la scoperta dei tumori al seno.
La ricerca dei tumori più piccoli
Con le tecnologie più innovative vengono ricercati i tumori di dimensioni più piccole dal momento che la probabilità di interventi poco invasivi sulla donna e sul seno cresce con la precocità del momento in cui la malattia viene individuata, e lo stesso dicasi per la probabilità di guarigione dal tumore. Tuttavia, è necessario tenere in considerazione i limiti che sono correlati alla metodica della mammografia, nel senso che il tumore non di rado viene celato dalla struttura mammaria normale. Per questo motivo, la difficoltà di individuare in una fase precoce il tumore è direttamente proporzionale alla densità del seno, e cioè all'abbondanza della componente fibrosa e ghiandolare.
I pregi della tomosintesi
La tomosintesi - o mammografia in 3D, a seconda di come la si voglia chiamare - agisce più o meno come una Tac, in quanto prevede una rotazione parziale del complesso tubo emettitore di radiazioni e sistema di rilevazione dei raggi. In parole povere, la macchina ruota intorno al seno, che viene "tagliato" - in senso metaforico - in varie sezioni.
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